FEDERARCHITETTI CHIEDE AL GOVERNO UNA NUOVA NORMATIVA TARIFFARIA
Con una recente sentenza, la Corte di Giustizia UE ha affermato la legittimità in ambito europeo dei minimi tariffari inderogabili.
Il procedimento verteva sulle richieste di una decisione della Corte in merito a due diverse cause in Spagna in tribunali diversi.
Entrambi i tribunali si dovevano pronunciare sulla congruità della parcella presentata per prestazioni professionali rese nei confronti di due ditte e quindi, in generale, sulle tariffe dei procuratori legali vigenti in Spagna.
In Spagna le tariffe dei procuratori legali sono regolamentate dal Real Decreto n. 1373/2003 che assoggetta la retribuzione a un importo obbligatorio predeterminato, che può essere negoziato tra il procuratore e il suo cliente, ma che può essere aumentato o diminuito solamente del 12% e fissa il limite massimo per causa in base al valore della controversia. Il limite massimo globale dei diritti percepiti da un procuratore legale in una stessa causa, per uno stesso atto o in uno stesso procedimento è pari a EUR 300 000.
In entrambi i casi i Giudici spagnoli hanno deciso di sospendere l’esame della causa e di sottoporre alla Corte europea la seguente questione pregiudiziale:
“Se l’esistenza di una normativa dettata dallo Stato, che prevede il controllo di quest’ultimo nella fissazione dei diritti dei procuratori legali, precisandone per via regolamentare l’importo esatto e obbligatorio e attribuendo agli organi giurisdizionali, specialmente in caso di condanna alle spese, la competenza a controllare in ogni singolo caso la fissazione di tali diritti, benché siffatto controllo sia limitato a verificare la rigorosa applicazione della tariffa, senza che sia possibile, in casi eccezionali e con decisione motivata, derogare ai limiti stabiliti dalla normativa tariffaria, sia conforme agli articoli 4, paragrafo 3, [TUE] e 101 TFUE.”
L’otto dicembre 2016, riunendo i due procedimenti, la prima sezione della Corte europea dichiara e sancisce:
“L’articolo 101 TFUE, in combinato disposto con l’articolo 4, paragrafo 3, TUE, dev’essere interpretato nel senso che non osta a una normativa nazionale, come quella di cui trattasi nel procedimento principale, che assoggetta gli onorari dei procuratori legali a una tariffa che può essere aumentata o diminuita solamente del 12%, e della quale i giudici nazionali si limitano a verificare la rigorosa applicazione, senza essere in grado, in circostanze eccezionali, di derogare ai limiti fissati da tale tariffa.”
In questo contesto legislativo europeo che riapre il nodo della sovranità nazionale sulle tariffe professionali, Federarchitetti reputa necessario e opportuno chiedere al Governo l'introduzione di una nuova normativa sul giusto compenso per i liberi professionisti che sia pari al livello della qualità delle prestazioni professionali e si attiverà per sostenere ogni iniziativa in questa direzione, anche di concerto con altre organizzazioni.
Le recenti esternazioni del Ministro della Giustizia On. Andrea Orlando e dell’On. Cesare Damiano con l’apertura di uno spiraglio verso l'equo compenso, sembra abbiano finalmente preso atto che l'abolizione dei minimi tariffari in Italia ha falsato il mercato professionale senza apportare una tutela della concorrenza, costringendo a un ribasso dei compensi squalificante per i professionisti, ridotti a gareggiare per la sopravvivenza, e privo di reali garanzie di qualità per il cittadino.
L’OICE, l'Associazione delle società di ingegneria e di architettura aderente a Confindustria, al fine di facilitare l’operato delle stazioni appaltanti e per offrire agli operatori del settore un supporto operativo utilizzabile nei rapporti con la committenza, ha messo a disposizione sul proprio sito (www.oice.it) un format che consente ai committenti di attestare lo svolgimento di servizi di ingegneria e architettura. Il format potrà essere utilizzato indipendentemente dal periodo in cui i servizi sono stati svolti e, quindi, dalla denominazione attribuita, in base alla tariffa professionale vigente al momento dell’affidamento e delle svolgimento (art. 14 della legge 143/1949 o tavola Z-1 del d.m. 143/2013), alla destinazione funzionale dei lavori cui si riferiscono i servizi. Tale modello può essere utile anche alla “conversione” di precedenti attestati predisposti soltanto sulla base delle classi e categorie di cui all’articolo 14 della legge 143/49.
L’attestazione dello svolgimento di servizi di ingegneria e architettura rappresenta un elemento di particolare importanza all’interno dei mezzi di prova del possesso dei requisiti necessari per la partecipazione alle procedure di affidamento di servizi di ingegneria e architettura, così come oggi vengono richiesti in base all’articolo 263 del dpr 207/2010.
Il modello è stato preparato in base alla normativa vigente (codice dei contratti pubblici e regolamento attuativo) e riguarda tutte le prestazioni di servizi di ingegneria e architettura come classificate nella tavola Z-2 del d.m. 143/2013 e, per la fase di progettazione, prevede anche un’apposita voce per il ruolo che il “giovane professionista” (con meno di cinque anni di abilitazione professionale) ha assunto nell’ambito di un raggruppamento di progettisti ai sensi di quanto previsto dagli articoli 90, comma 7 del codice e 253, comma 5 del vigente regolamento.
In prospettiva dell’evoluzione della normativa e, quindi, dell’emanazione del decreto delegato di attuazione della legge 11/2016 (delega per la riforma del codice appalti e per il recepimento delle direttive europee), si sottolinea l’importanza per tutti gli operatori economici che acquisiscono servizi di ingegneria e architettura (nel settore pubblico e privato, in Italia e all’estero) di avere aggiornata al d.m. 143/2013 tutta le certificazione dei servizi svolti, ancorché il suddetto decreto ministeriale preveda nella tavola Z-1 le corrispondenze fra ID.Opere del decreto e le classi e categoria dell’art. 14 della legge 143/49.
Non sono infrequenti infatti i casi in cui siano messe in discussione le corrispondenze fra le vecchie e le nuove classificazioni.
L’OICE, l’Associazione aderente a Confindustria che riunisce le società di ingegneria e architettura, critica la norma del decreto-legge sul cosiddetto “bonus” che impone all’aggiudicatario dell’appalto di rimborsare alle stazioni appaltanti le spese di pubblicità dei bandi di gara.
In particolare il decreto-legge, all’articolo 26 della versione definitiva del testo, prevede l’obbligo - per l’aggiudicatario di un appalto pubblico - di rimborsare alle stazioni appaltanti, entro 60 giorni dall’avvenuta aggiudicazione, i costi sostenuti per pubblicare avvisi e bandi di gara sulla gazzetta ufficiale: “Non possiamo accettare - afferma il Presidente OICE, ing. Patrizia Lotti - che invece di eliminare l’obbligo, si sia provveduto semplicemente a modificare l’oggetto del rimborso: invece delle spese di pubblicità sui giornali, si dovranno rimborsare quelle sulla gazzetta ufficiale, lasciando anche inalterate le modalità del rimborso. Si tratta di una misura iniqua per tutto il settore della progettazione e delle costruzioni, e appare assolutamente incomprensibile che sia stata mantenuta in un provvedimento che dovrebbe invece ridare fiato all’economia e aiutare la ripresa; ci sembra assurdo fare la spending review sulle spalle di chi prende un contratto dopo avere fatto ribassi ormai al limite della decenza”.
I progettisti chiedono una rapida marcia indietro al Governo, affinché elimini questo ingiusto onere a carico degli operatori del settore: “Una cosa - conclude il Presidente OICE - è la condivisibile operazione di spending review attuata con i tagli alle inefficienze, altra cosa è fare pagare agli operatori privati costi che sono della Pubblica Amministrazione. Allora si abbia il coraggio di eliminare anche la pubblicazione sulla gazzetta ufficiale e mettere tutto su un’unica banca-dati, ma è fuori da ogni logica che debba essere l’aggiudicatario di un appalto a pagare le spese di pubblicazione sulla gazzetta ufficiale”.
Redazione Notiziario Tecnico
Acquaviva, Vice Presidente CONFASSOCIAZIONI: Soddisfazione per la riammissione dei dipendenti degli studi professionali tra i beneficiari della cassa integrazione in deroga, ma anche un richiamo di forte attenzione affinché il Governo si adegui al parere del Parlamento e della Conferenza Stato-Regioni”.
Roma, 5 febbraio 2014 - “Soddisfazione per la riammissione dei dipendenti degli studi professionali tra i beneficiari della Cassa Integrazione in deroga ma anche un richiamo di forte attenzione affinché il Governo tenga in debito conto e si adegui al parere del Parlamento e della Conferenza Stato-Regioni”. Lo ha dichiarato in una nota VINCENZO ACQUAVIVA, Vice Presidente di CONFASSOCIAZIONI con delega a Formazione, Welfare e Previdenza.
“Si tratta di un primo passo, certamente molto importante, ma al momento insufficiente a superare l’iniqua divisione che relega i professionisti tutti, ordinistici ed associativi, ad un ruolo di secondo piano in termini di tutele nell'attuale scenario del mondo del lavoro. Ieri abbiamo portato la nostra forte solidarietà alla conferenza stampa organizzata a Roma da CONFPROFESSIONI, FILCAMS-CGIL, FISASCAT-CISL,UILTUCS-UIL con la partecipazione dei vertici della nostra Confederazione all’importante manifestazione. L'obiettivo di CONFASSOCIAZIONI - ha continuato Acquaviva - è quello di aiutare il sistema istituzionale a comprendere che le soluzioni per combattere e vincere i momenti di crisi devono affrontare sempre più il tema dei servizi professionali che rappresentano ormai un sesto del PIL del nostro Paese.
“Bisogna essere chiari nelle richieste: siamo un mondo che non ha solo "bisogni di salvaguardia" perché siamo il mondo dell’innovazione e della competizione anche su base internazionale. Siamo anche un mondo - ha continuatoVincenzo Acquaviva che è anche Presidente di FederMiddleManagement - che deve poter rappresentare in maniera significativa le proprie istanze ed il proprio valore soprattutto in materie che devono garantire la necessità di competere attraverso l’aggiornamento e la capacità di essere elemento trainante con la formazione”.
“E’ anche per questo che CONFASSOCIAZIONI si unisce alla richiesta di poter disporre di un giusto welfare e di tutto quello che permetta ai professionisti di essere trattati, se non in modo equivalente ad altri settori più protetti, almeno in modo che non sia penalizzante per la propria competitività”.
“Il nostro è un punto di vista pragmatico. Sappiamo che è facile chiedere, ma è altrettanto evidente che il momento che vive il Paese, dal punto di vista economico, non permette grandi voli di fantasia. E’ per questo cheCONFASSOCIAZIONI - ha concluso Acquaviva - ritiene che sia invece possibile attuare interventi a costo zero, con manovre intelligenti ed innovative, che risultino di effettivo aiuto a questo vasto mondo di professionisti. Stiamo preparando una serie di proposte in tal senso che invieremo al mondo politico ed istituzionale per trovare le soluzioni adatte, pur nei limiti che abbiamo indicato, a rilanciare il sistema associativo e professionale nel suo complesso”.