Titoli di studio, tariffe e corsi di formazione per i professionisti I
Una schiera d'ingegneri, soprattutto, ma anche molti geometri e architetti, riconvertiti a una nuova professionalità. È questo lo spaccato che emerge confrontando (laddove i dati sono reperibili) i titoli di studio dei tecnici iscritti negli elenchi regionali e abilitati a rilasciare gli ACE/APE. Su alcuni territori, come la Calabria, l'Umbria o la Sardegna, la percentuale di laureati in ingegneria arriva fino al 60-70% del totale, quasi in stridente contrasto con la decisione dello Stato, nel Dpr 75/2013, di allargare a un numero molto ampio di titoli di studio l'accesso alla qualifica di certificatore energetico. Inoltre se il Dpr 75/2013 si è orientato sulla decisione di non rendere obbligatorio il corso di formazione per chi è iscritto ad un albo o collegio o ordine, su molti territori la formazione rimane un presupposto di base, come la Lombardia dove il diverso modo di calcolo deve essere appreso, e come la provincia di Bolzano dove ci vuole un corso specifico per conseguire il titolo. La Liguria impone un minimo di 16 ore per imparare ad usare il software regionale anche se basato sulle UNI /Ts11300. Quindi sia per l’obbligatorietà, sia per la durata dei corsi, e i programmi le Regioni italiane risultano essere eterogenee. Una volta frequentato il corso ci si iscrive all’albo, pagando una quota che varia da regione a regione. E’ chiaro che se una regione non ha legiferato in merito ne istituito un elenco dove i professionisti possono iscriversi non è nemmeno obbligatorio frequentare i corsi, se non per mero obbligo etico e di responsabilità personale. Non è neanche chiaro se è valida il mutuo riconoscimento dei titoli cioè se un professionista abilitato in una regione può operare nelle altre regioni. Solo in Basilicata, in Emilia Romagna, in Sardegna e Sicilia questo è possibile.