Si è tenuto presso l'Ordine degli Architetti di Napoli, l'incontro per la presentazione del documento programmatico sulla città metropolitana di Napoli, elaborato dalla Consulta Urbanistica, istituita presso l'Ordine degli Architetti di Napoli e presieduta dall'Arch. Vincenzo Meo. Molti sono stati i professionisti intervenuti al dibattito iniziato in ritardo per l' attesa di alcuni relatori. Tra i politici, l'assenza significativa, è stata sicuramente quella del sindaco De Magistris, che ha declinato l'invito senza farsi rappresentare da un suo delegato. I lavori sono stati aperti dal Presidente dell'Ordine degli Architetti di Napoli, arch. Salvatore Visone, che ha ricordato che lo sviluppo urbanistico della città di Napoli, risulta fermo da oltre un ventennio, in virtù di un PRG approvato all'inizio degli anni settanta. Una città che si è sviluppata a pezzi, malamente gestita da tecnocrati che nel tempo, ne hanno limitato lo sviluppo, in contrapposizione con le altre città europee, che invece hanno subito un lento ma graduale processo di rigenerazione urbana. Una città asfittica, implosa in un degrado degenerante dovuto essenzialmente alla sua alta densità abitativa, problema che potrebbe oggi risolversi con l'istituzione della città metropolitana, spostando i confini oltre l'area metropolitana ed avviando quel necessario processo di riqualificazione urbana attraverso cui passa il rilancio dell'economia territoriale, per porre fine ad una crisi che da troppo tempo vede tantissimi professionisti, fermi in attesa della tanto sperata ed auspicata ripresa economica. Al Presidente dell'Ordine si sussegue il Presidente della consulta Prof. Arch. Vincenzo Meo, il quale nel rimarcare l'assenza di alcuni autorevoli invitati, evidenzia il lavoro svolto dalla consulta ringraziando tutti coloro che hanno collaborato alla redazione del documento programmatico della città metropolitana. Un lavoro che a dire dell'arch. Meo non deve ritenersi concluso, ma solo l'inizio di un percorso che coincide con l'approvazione della legge che in Italia, ha istituito le città metropolitane. Una legge che purtroppo, secondo le considerazioni del prof. Vincenzo Meo, presenta tantissime dubbi e perplessità e che per questo richiede idonei approfondimenti da effettuare nell'interesse della collettività, che non deve subire passivamente determinazioni politiche calate dall'alto, ma essere parte attiva in un processo democratico da attuarsi attraverso la realizzazione di laboratori territoriali. Solo attraverso la realizzazione di questi laboratori, si può esplicare l'interazione tra i cittadini e le istituzioni al fine di comprendere le reali esigenze del territorio, oltre ad individuare l'esatta perimetrazione della città metropolitana che non deve per forza coincidere con l'area provinciale, come anche l'eleggibilità del sindaco della città metropolitana che non necessariamente deve coincidere con il sindaco della città capoluogo, il quale dovrebbe essere scelto dai cittadini attraverso libere e democratiche elezioni. Una serie di dubbi e criticità da risolvere gradualmente con l'avvio di un dibattito aperto a tutti, a prescindere dalle tendenze politiche e rispetto alle quali la provincia rappresenta l'ente principale di riferimento. Il principio viene ribadito dall' avv. Antonio Pentangelo Commissario della provincia di Napoli, che ricorda ai presenti che la città metropolitana è una idea che nasce da lontano all'inizio degli anni novanti quando l'allora presidente della provincia di Napoli dott. Franco Zagaroli, già partecipava ad incontri politici per il progetto della città metropolitana. Da questo si comprende quali sono i tempi che la politica in genere impiega per dare attuazione ad un processo di rinnovamento, in tal caso per l'attuazione di una legge che in sostanza non ha abolito le provincie ma le ha sostituite con le città metropolitane. Il riordino delle province proposto dal governo Monti, finalizzato comunque ad un risparmio della spesa pubblica, era quello di accorpare le provincie tra di loro, mentre con la legge attuale in nome della spending review, risolve sul taglio della spesa politica come l'identificazione del sindaco della città metropolitana che dovrebbe coincidere con il sindaco della città capoluogo ed al contempo essere nominato Senatore della Repubblica in virtù della modifica del Senato. Immaginiamo allora quale mole di lavoro dovrebbe svolgere il sindaco che si ritrova a dover gestire la città metropolitana, che deve tra l'altro anche partecipare alle attività di consultazione del Senato. Per tutto questo in effetti non basterebbero 48 ore di lavoro continuo. Indipendentemente dalla quantità di lavoro da svolgere, resta comunque una figura, non rappresentativa per tutti i cittadini della provincia, ma solamente per quelli della città capoluogo che lo avrebbe eletto in seno alle votazioni comunali, mentre resterebbero non rappresentati oltre 2ML di cittadini dei comuni della provincia. Dunque non sono chiare le funzione ed i ruoli delle figure che entreranno nella gestione della città metropolitana che non sembra aver un iter legittimato da elezioni popolari. Alla fine dei lavori è stata data la possibilità ai presenti di intervenire nel dibattito . Il primo a prendere la parola è stato il prof. arch. Loris Rossi docente della facoltà di architettura di Napoli, il quale ha proposto la ridefinizione
dell'area metropolitana da far coincidere con l'area della Campania Felix, la piana campana che si estenda dal Marsico alla Penisola Sorrentina, con un estensione di circa 3810 kmq con circa 4ML di abitanti, che attribuirebbe a quest'area una connotazione rilevante pari a quella di Roma e di Atene, sicuramente in grado di competere con le altre aree metropolitane che insistono nell'ambito del bacino del mediterraneo. Solo attraverso questa unificazione, che ridefinisce i confini dell'area metropolitana si può pensare ad sviluppo serio di rigenerazione urbana e riqualificazione integrata del territorio.
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Redazione Notiziario Tecnico Arch. Antonio D'Avanzo